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La Direttrice di Artissima e il Torino Social Impact Award: «Potrà aiutare sia i giovani talenti sia le imprese a crescere»

Ilaria Bonacossa, classe 1973, dirige la Fiera Internazionale d’Arte Contemporanea Artissima di Torino dal 2017. Laurea in Storia dell’Arte Contemporanea all’Università di Milano, un Master al Bard College negli Stati Uniti, ha lavorato a New York alla Biennale di Whitney e alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo a Torino; è stata direttore artistico del Museo Villa Croce di Genova. Lo scorso anno ha accettato volentieri la proposta di curare il Torino Social Impact Award 2020, bando intitolato “Quante Italie?” e in scadenza l’11 marzo.

Siamo al fotofinish di questa iniziativa, dottoressa Bonacossa. Com’è andata?
Bene. C’è stato molto tam tam tra gli artisti. Abbiamo rilevato molto interesse e richiesta di informazioni, anche se gran parte delle candidature, in genere, arrivano poi all’ultimo minuto. Ritengo sia una bella sfida individuare due talenti emergenti che raccontino in un due video Torino e la sua contemporaneità per spiegare la trasformazione sociale che sta avvenendo in Italia. E siccome li accompagneremo nel tutoring alla scoperta della città, potrà essere utile anche per noi di Artissima e per Torino Social Impact ricevere le loro suggestioni.

Già. Lei sostiene spesso che l’arte, almeno quella significativa, risponde sempre ai fermenti sociali, anche solo per negarli. Perché?
Perché contribuisce significativamente sia ad allargare gli sguardi sia a trovare nuovi punti di osservazione. Sperimenta, pungola. Offre, direi, un contributo civico soprattutto quando si creano occasioni di condivisione con la cittadinanza, con il pubblico.

Sì, però non deve rimanere una esperienza soltanto per addetti ai lavori. Come può avvenire tutto questo?
Giocandoci bene la “carta Torino”. Rispetto a Milano c’è un maggiore legame delle istituzioni con la cultura come patrimonio pubblico, con installazioni anche all’aperto, tra la gente. È questa contaminazione che diventa importante e strategica, perché può fare del bene sia all’arte sia all’innovazione sociale. Si può poi sperimentare con maggiore facilità e coinvolgere mondi tra loro apparentemente estranei. Tutto sta nel far scattare un buon dialogo.

Dobbiamo sentirci in competizione con Milano su questo fronte?
No, tutt’altro. Torino ha grandissime potenzialità. Qualità della vita, offerta turistica, enogastronomica e universitaria di prim’ordine, polo industriale di ricerca e di innovazione, senza contare una vocazione all’arte contemporanea unica in Italia e una riconosciuta eccellenza nell’offerta enogastronomica. È ben collegata con Milano e all’asse dell’alta velocità con Roma. Mi pare il luogo ideale dove poter lanciare progetti imprenditoriali per i giovani. Però, basta con i paragoni tra due città per loro natura diverse. Semmai, insieme, il
tanto discusso “MiTo” potrebbe proporsi come polo creativo d’eccellenza europea. Negli Stati Uniti nessuno fa confronti, per esempio, tra Santa Monica a Los Angeles, ma se è in viaggio, va a visitarle entrambe.

L’arte può essere un buon ingrediente della impact economy?
Perché no? Il nostro Award, e non questione da poco, offre anche la residenza di un mese in mezza pensione presso la struttura di Combo a Torino per la produzione di una nuova opera video. Insomma, abbiamo affrontato fin da subito il tema della sostenibilità anche economica per un artista, con una proposta che non sapesse affatto di impegno volontaristico. In questo senso, il fatto che Artissima nasca dalla sinergia con gallerie commerciali, trovando non solo istituzioni pronte a presentare, i lavori ma anche dei potenziali rapporti con gallerie d’arte che sono il tramite per commercializzare l’arte contemporanea, anche la più sperimentale, è un buon mix. Perché ci può far recuperare un certo gap, su questi temi, rispetto alla realtà internazionale.

Sarà un buon esperimento l’award 2020?
Sì, penso che possa diventare un laboratorio interessante per tutto il sistema torinese e non solo. Suona bene, insomma. La sfida è individuare artisti di grande qualità che sappiano contaminare con intelligenza l’innovazione sociale. La stessa giuria è composita e abbiamo voluto all’interno un cultural producer come Danilo Correale, artista di origini napoletane che si è misurato anche all’estero con più esperienze. Ecco: l’arte è in grado di portare in luce le contraddizioni e le divergenze della società contemporanea. Ci stiamo lavorando anche in vista di Artissima 2020.


Credits photo:
Foto articolo: Ritratto Ilaria Bonacossa, direttrice di Artissima © Silvia Pastore/ Artissima
Foto copertina: Artissima – Internazionale d’arte contemporanea, Torino © Perottino-Piva-Bottallo/Artissima