di Pier Paolo Luciano

Parlano i docenti universitari Paolo Biancone e Silvana Secinaro, coordinatori del Corso universitario di aggiornamento professionale (Cuap) lanciato nel 2020: «Presto diventerà una figura strategica e obbligatoria all’interno delle aziende»

Gli ultimi 40 aspiranti valutatori d’impatto hanno iniziato il corso due mesi fa. Dieci lezioni online di quattro ore l’una, tutti i lunedì pomeriggio (ma si possono anche seguire in differita). Poi altre 85 ore individuali o di gruppo per lavorare a un project work – con i partecipanti divisi in gruppi di cinque – che sarà determinante per la valutazione finale, una sorta di prova del fuoco prima di ottenere la certificazione e l’iscrizione all’Albo. 

È il quinto corso promosso dall’Università di Torino e coordinato dal dipartimento di Management della Facoltà di Economia. S’intitola Cuap (Corso universitario di aggiornamento professionale) in valutazione d’impatto sociale. Anche questa volta i partecipanti arrivano da tutta Italia perché Unito ha fatto da apripista in questo campo nel 2020 quando è stato organizzato il primo corso. Ha inventato qualcosa che non c’era per formare secondo un modello innovativo professionisti in grado di esaminare i cambiamenti sociali prodotti dalla propria impresa e di misurare la performance aziendale rispetto agli obiettivi prefissati, con criteri oggettivi e trasparenti.

Spiega Paolo Biancone, professore ordinario, che coordina il corso: «L’idea è maturata nel Comitato dell’imprenditoria sociale creato dalla Camera di commercio. Nella scia della piattaforma Torino Social Impact, ci siamo detti: dobbiamo promuovere un corso universitario di aggiornamento professionale sulla valutazione d’impatto e agli aspetti Esg. Sin da subito abbiamo individuato gli enti del Terzo settore come i destinatari del progetto. Così abbiamo aperto il corso a chi ha laurea triennale ma anche a chi possiede solo il diploma ma già opera nell’ambito e dunque vanta un’esperienza sul campo, conosce i ferri del mestiere».

Nel progetto del Cuap sono entrati anche i Politecnici di Milano (con Tiresia) e Torino, la Camera di commercio, la Compagnia di San Paolo, la Fondazione Cottino e le agenzie di formazione legate a Confcooperative e Legacoop. Ed è subito stato un successo. Con 90 iscritti. D’altronde la valutazione d’impatto sociale è sempre più importante, e non solo nel Terzo settore dove è alla base del bilancio sociale, obbligatorio per gli enti con entrate superiori al milione di euro, imprese sociali e centri di servizio per il volontariato. Anche l’Unione europea ha già esteso l’obbligatorietà alle grandi imprese e dal 2026 il bilancio sociale sarà imposto pure alle Pmi. Non solo. Sempre più spesso le fondazioni bancarie richiedono questo strumento innovativo per partecipare a bandi. E una piccola banca privata del Cuneese, il Banco Azzoaglio di Ceva, chiede alle imprese un documento che comprovi la validità sociale del progetto che vorrebbero fosse finanziato. 

C’è di più. L’esperto in social impact è cruciale per tutti i progetti legati al Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza finanziato da Bruxelles. E anche per quelli gestiti con i fondi Eu 21-27. Ma è importante anche per enti locali come la Regione e il Comune per fissare già nei bandi le regole del gioco e garantirsi comportamenti virtuosi una volta che l’appalto viene assegnato.

D’altronde, che la platea si stia allargando in fretta lo si capisce anche scorrendo i curriculum dei 270 iscritti al corso che nelle prime quattro edizioni hanno ottenuto la certificazione Cepas e l’attestazione digitale “Open Badge” da Bestr. Se all’inizio erano soprattutto rappresentanti del Terzo Settore, di anno in anno la mappa è cambiata, riequilibrando anche il rapporto tra uomini e donne. Inseguono l’iscrizione all’Albo dei valutatori d’impatto dipendenti delle fondazioni bancarie, rappresentanti della Pubblica amministrazione, liberi professionisti e quest’anno anche la collaboratrice di un’Agenzia della Commissione europea.

Silvana Secinaro, commercialista, professore ordinario e docente al corso nonché autrice con Biancone del libro «La valutazione dell’impatto sociale» (Pearson editore), intravede una rivoluzione dietro l’angolo. «Tra cinque, dieci anni la valutazione d’impatto sarà un documento chiave del bilancio delle aziende. Un’integrazione di cui non si potrà fare a meno. Perché è in corso un cambio di mentalità importante. Finora i bilanci delle aziende sono stati costruiti su due voci: quella economica e quella finanziaria. Ma l’asse si sta spostando, entra prepotentemente in gioco l’aspetto sociale. E dunque il valutatore d’impatto diventerà una figura obbligata e un imprenditore non si chiederà più se convenga o no quel documento, saprà che è necessario».

Un altro segnale arriva ancora da Unito. A novembre lo stesso gruppo che ha ideato il corso di aggiornamento per valutatore d’impatto ha lanciato un nuovo percorso di formazione della stessa durata dell’altro (125 ore in totale e project work finale): «Social impact finance». Vi hanno partecipato in 25 a conferma che l’interesse ormai contagia anche il mondo della finanza. «In parole povere, spieghiamo come attrarre risorse finanziarie su progetti d’impatto sociale e rendicontarle – spiega Biancone –. D’altronde ci sono fondi come Blackrock che cercano aziende, organizzazioni ed enti con l’obiettivo di generare benefici sociali o ambientali misurabili insieme con un ritorno finanziario ma hanno difficoltà a trovarli».

Ma c’è di più. Nel piano strategico di Torino Social Impact il tema della misurazione dell’impatto è stato identificato come fondamentale per lo sviluppo dell’economia sociale: su questa linea, oltre al supporto al Cuap, TSI ha ideato la nascita del CeVis, un centro di competenze per rafforzare la cultura e le pratiche valutative da realizzare attraverso orientamento, supporto metodologico, formazione, aggiornamento e allineamento con le metodologie internazionali. Avviato nel 2018, oggi ha sede nel Cottino Social Impact Campus in virtù di un accordo fra la Camera di Commercio di Torino e la Fondazione Cottino ed è a disposizione di tutte le realtà del territorio pubbliche e private, profit e no profit.