di Pier Paolo Luciano
La storia di "Sinergie in Canavese", un progetto per il rilancio della montagna costruito attorno al Pnrr e l’iniziativa della Camera di commercio di Torino per creare una comunità energetica a trazione d'impresa.
Quando due anni fa hanno deciso di costituire una green community del Canavese per accedere ai fondi del Pnrr puntavano a una transizione ecologica ed energetica che coinvolgesse i 27 comuni e le cinque Unioni montane della zona, con partner il versante piemontese del Parco del Gran Paradiso. Obiettivo: promuovere la crescita e lo sviluppo sostenibile dell’area, integrando e valorizzando le risorse locali.
«È questa la visione di una montagna che pensa al futuro – insiste Bussone -. D’altronde le terre alte possono davvero essere il campo giusto dove sperimentare investimenti che producano contemporaneamente impatto sociale e ambientale. Lo sviluppo dellafiliera del legno ne è forse l’esempio più virtuoso: perché garantisce cura dei boschi e posti di lavoro in montagna, permettendo anche un’altra buona pratica: l’economia circolare».
«D’altronde sin da subito il nostro progetto si è imposto di comprendere tutti i nove ambiti tematici che sono alla base dello sviluppo delle Green Communities in una strategia da Nord a Sud: l’energia rinnovabile, le risorse idriche e forestali, l’efficienza degli edifici, lo sviluppo in chiave sostenibile del turismo, della mobilità e delle filiere produttive locali» spiegano da “Sinergie in Canavese”. E nei progetti della green community c’è anche una Cer, cioè una comunità energetica per produrre e condividere localmente l’energia prodotta attraverso fonti rinnovabili.
E alle Cer guarda con interesse anche la Camera di commercio di Torino. Spiega Guido Bolatto, segretario generale: «Tutto è partito dalla crisi energetica di due anni fa, con i prezzi di luce e gas alle stelle e le nostre associate alle prese con una gestione dei costi sempre più complicata. Scartata l’ipotesi di contributi a pioggia perché non avrebbe risolto il problema, abbiamo puntato sulle Cer. Con un punto di partenza chiaro: dovevano essere delle comunità energetiche a trazione d’impresa. Abbiamo fatto un censimento. Alla fine abbiamo individuato due cabine primarie: una a Torino, nel quartiere Aurora, l’altra nell’hinterland a Strambino. Contiamo di coinvolgere tra i consumatori molti commercianti e tra i produttori anche alcuni alberghi che possono sfruttare i tetti per installare impianti fotovoltaici».
Nel progetto sono stati coinvolti pure gli ordini professionali, in particolare nella fase d’avvio, avvocati e notai, per stilare lo statuto della Cer. L’obiettivo finale della Camera di commercio è mettere a punto un modello che sia replicabile. «Nella sostanza un modello di Cer chiavi in mano che comprenda business plan, statuto, governance – aggiunge Bolatto -. In altre parole, un prototipo di Cer che poi si può adattare ma che intanto risolve alcuni dei nodi più complicati in partenza perché le incognite sono davvero tante, a cominciare dal capire il nodo fiscalità. Ecco perché è importante contare su un team di professionisti che sappia interpretare nel modo corretto la normativa». Il bando, aperto alle micro, piccole medie imprese di qualsiasi settore in provincia di Torino, è aperto fino all’autunno. La giunta camerale ha stanziato oltre 220 mila euro sotto la voce “Bando transizione energetica – Cer 2024”, prevedendo Contributi sotto forma di voucher. Altri bandi (e contributi) entro l’anno sono previsti dalla Regione Piemonte (attraverso Finpiemonte, per qualsiasi impresa) e dalla Fondazione Compagnia di San Paolo (per Cer già costituite).
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