Oltre duecento persone hanno partecipato all’Assemblea di Torino Social Impact, ospitata dalla Città Metropolitana il 4 dicembre 2025.

L’incontro ha rappresentato un’importante occasione per condividere visioni e opportunità per l’ecosistema e confrontarsi sull’attuazione del Piano metropolitano per l’economia sociale Torino 2030, approvato la scorsa primavera: un documento pensato per favorire partnership tra attori diversi con un obiettivo comune.

La presenza del sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, ha sottolineato il valore della piattaforma e il ruolo dell’impatto sociale nella definizione delle politiche urbane — dal nuovo piano regolatore ai processi di rigenerazione e valorizzazione del patrimonio pubblico. Il sistema economico deve essere socialmente sostenibile, con le esternalità positive incluse nella valutazione economica, alleggerite da ostacoli amministrativi. Si tratta di un passaggio culturale e Torino, con la sua massa critica, può confermarsi un laboratorio di innovazione sociale.

Una visione ribadita a più riprese. Guido Bolatto, segretario generale della Camera di commercio di Torino, ha ricordato come Torino Social Impact sia sostenuta fin dagli esordi, quando i partner erano solo dodici. Oggi promuove attività di networking, progetti strategici per dotare l’economia sociale di infrastrutture adeguate e alcuni progetti profondamente trasformativi che sono arrivati all’ultimo miglio del loro percorso. La consigliera delegata della Città Metropolitana, Sonia Cambursano, ha evidenziato l’importanza del raccordo tra i piani strategici del territorio e le iniziative a impatto dei singoli enti, sottolineando il valore di un documento trasversale dedicato all’economia sociale. Ha ricordato che la costruzione del Piano ha coinvolto concretamente 134 attori dell’ecosistema, a testimonianza di un percorso realmente partecipato.

Il portavoce di Torino Social Impact, Mario Calderini, ha posto al centro la visione del manifesto che unisce i partner: costruire un territorio capace di attrarre imprese e investimenti a impatto sociale, riconoscendo a questo ambito non solo una funzione redistributiva, ma anche un ruolo di motore di sviluppo economico. L’economia sociale viene così collocata nel perimetro delle politiche industriali, come leva per una crescita più equa e inclusiva. L’economia sociale come modello economico trasversale, oggi anche direzione politica, capace di influenzare le altre componenti del sistema.

Come illustrato, Torino Social Impact oggi rappresenta un ecosistema ampio, con centinaia di attori coinvolti, un tessuto forte di pratiche sul campo e una strategia territoriale allineata alle politiche europee. L’approccio dell’ecosistema è bottom-up: non si realizzano progetti che possono essere gestiti da singoli enti, ma grandi iniziative sistemiche. Si tratta di progetti “faro” che stanno mettendo in discussione paradigmi consolidati, logiche di mercato non sostenibili, rigidità amministrative: finanza a impatto, partenariati pubblico-privati, valorizzazione del patrimonio immobiliare. Tra i progetti più significativi si annoverano la Borsa dell’Impatto Sociale, l’Outcome Fund e nuovi strumenti per la misurazione di impatto e valorizzazione del patrimonio pubblico, che potranno compiere l’ultimo miglio se sostenuti dalla visione strategica dell’ecosistema, della politica, delle fondazioni bancarie e della finanza di impatto.

Dagli interventi dell’ecosistema è emersa l’urgenza di sostenere la nascita di giovani imprenditori sociali: il futuro dell’economia sociale dipenderà dalla capacità di attrarre nuove generazioni orientate al cambiamento, alla responsabilità ambientale e all’innovazione tecnologica. Persone che lavorano per la comunità, senza scegliere tra fare bene e fare impresa. La formazione e l’educazione imprenditoriale nelle scuole e oltre sono essenziali per far crescere la prossima generazione, capace di coniugare responsabilità sociale, innovazione e sostenibilità. La governance deve essere realmente ingaggiata e i giovani coinvolti in modo concreto nella trasformazione. Un tema centrale è la creazione di reti capaci di trasformare sperimentazioni in modelli scalabili. Accanto ai protagonisti dell’economia sociale, hanno partecipato anche Unione Industriali e rappresentanti del sistema bancario, essenziali nello sviluppo del settore per molti aspetti, dalla promozione dell’autonomia finanziaria a la social procurement. Ma il punto chiave evidenziato da questi soggetti è che il dialogo tra punti di vista diversi permette di creare valore condiviso e favorisce la diffusione di pratiche innovative. Un contributo significativo sta infatti arrivando anche dagli ordini professionali (commercialisti, notai, avvocati, consulenti del lavoro) che hanno creato una Comunità di pratica e un Manifesto per l’Impatto, integrando competenze e progettualità in modo sistemico.

Un altro ambito illustrato tra gli interventi, e destinato a diventare cruciale, anche a livello europeo, è l’accessibilità alla casa, ormai una vera emergenza. Torino rappresenta un laboratorio avanzato grazie a esperienze come Homes4All, il Community Land Trust della Fondazione di Comunità Porta Palazzo, e altre iniziative che il Piano dovrà contribuire a valorizzare.

Il Piano promuove anche la creazione di spazi accessibili, aperti e inclusivi, capaci di generare opportunità e sostegno. Torino ha sviluppato modelli unici in Europa — dalle Case del Quartiere alle Portinerie di Comunità — grazie alla collaborazione tra imprenditori sociali, istituzioni e filantropia. Questi attori, insieme a quelli attivi nei campi dell’inclusione, della cura e dell’educazione, saranno protagonisti della prossima Biennale della Prossimità, di cui durante l’Assemblea è stato presentato il percorso preparatorio. Il concetto di prossimità va esteso a tutti i livelli: fare comunità significa fare prossimità.

L’Assemblea è stata anche l’occasione per illustrare le opportunità messe a disposizione dell’ecosistema, dalle Comunità di pratica al portale Buy Social, dalla formazione all’HUB progetti europei, ed ha illustrato le iniziative per il 2026.

Torino Social Impact ha infine accolto tra i suoi graditi ospiti i rappresentanti dell’ITCILO. A Torino ha infatti sede il campus ONU dedicato al lavoro dignitoso, alla giustizia sociale e all’economia sociale. Paola Babos, vicedirettrice del Centro di Formazione dell’ILO, ha illustrato le attività in corso ed ha annunciato, insieme a Torino Social Impact, l’organizzazione del Forum del 20 febbraio intitolato “Business, Social, One Vision” che riunirà l’ecosistema nazionale dell’economia sociale e ospiti internazionali, tra cui Juan Antonio Pedreño, presidente di Social Economy Europe per evidenziare il ruolo di questo settore per integrare competitività e sviluppo sociale.

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