Software e Quality assurance nel campo dell’Health Care a confronto con il Terzo settore: la società ai tavoli preliminari del Progetto I3S, coordinato sul territorio dalla Fondazione Torino Wireless. Da Digital Therapeutics e Telemedicina spunti utili all’ecosistema subalpino Prima puntata di un viaggio alla scoperta di questi preziosi partner.

C’è un filo interessante che lega Torino, San Francisco, la Silicon Valley e l’innovazione sociale. Passa attraverso Etiqa, azienda nata nel 2014 e coinvolta nel progetto I3S (Innovazione per il Terzo Settore), seguito sul territorio da Fondazione Torino Wireless con il supporto della Camera di commercio di Torino e sotto la regia di TSI. L’obiettivo finale, com’è noto, è l’attivazione di una reale ibridazione tra profit e non profit, per rendere concreto l’approccio del tech for welfare. Cioè, fare in modo che le migliori e più innovative tecnologie possano mettersi al servizio delle imprese sociali, per renderle più competitive ed efficienti, con benefici indubbi per la “ricaduta sociale”.

Etiqa è una delle aziende del Polo ICT subalpino che ha accettato il confronto con il Terzo Settore e il mondo dell’innovazione sociale. Chi sono? Che cosa fanno? Il sito rigorosamente in inglese, risponde: «Etiqa si basa sull’idea che la qualità non sia un aspetto secondario, e che risultati migliori si ottengano soltanto ingegnerizzando il processo di qualità in ogni fase dello sviluppo». Combiniamo – viene precisato – «la velocità e le metodologie della Silicon Valley agli standard europei, con una particolare attenzione alle leggi, alla compliance e alla complessità tipica dell’Unione europea».

Health Care e Insurance
Sara Arrigone, Marketing communication director di Etiqa da oltre due anni, una significativa esperienza internazionale alle spalle con Google in Irlanda, spiega: «Il nostro core business, iniziato come dipartimento IT di una società americana, è focalizzato sue due tipi di servizi. Lo sviluppo software e la quality assurance, dalla raccolta dei requisiti formali fino alla messa online finale. Lavoriamo nel settore dell’health care e insurance ad alto rischio, per cui è importante che esista una pianificazione molto precisa, con una architettura informatica bene impostata, senza bug, da declinare in compliance con la normativa europea se i nostri clienti si trovano nel Vecchio Continente».

Digital Therapeutics e Telemedicina
Etiqa, che ha un fatturato annuo di circa 1,5 milioni e una trentina di dipendenti tra Italia e USA, lavora molto con il mercato americano. Pur mantenendo il quartier generale a Torino, infatti, ha una sede ormai consolidata a San Francisco. Questo le consente di essere in prima linea su fronti tecnologici (e di business) molto promettenti. Come i Digital Therapeutics, ovvero quegli interventi terapeutici indicati per una specifica malattia e disegnati per modificare il comportamento disfunzionale di un paziente allo scopo di migliorare gli esiti della sua malattia.

Algoritmi, in buona sostanza, al servizio della medicina. «Questo – prosegue Sara Arrigone – ci consente di lavorare con molte startup innovative di San Francisco e della vicina Silicon Valley. La pandemia, peraltro, ha contribuito ad accelerare moltissimo questi processi. Durante lo scorso anno, ad esempio, abbiamo investito tempo e risorse per sviluppare un prototipo di telemedicina che tutelasse la privacy di paziente e specialista. Il nostro team ha studiato soluzioni per organizzare appuntamenti, gestire videocall e la consultazione pre-screening in cui lo specialista sia in grado di acquisire dati e documentazione relativi al paziente».

Il Terzo Settore e le opportunità di Torino
Nei mesi scorsi, fin dall’inizio del 2021, si è avviato il confronto con diverse realtà del Terzo Settore e dell’Innovazione sociale legate a Torino Social Impact. Com’è andata? «Direi molto bene – risponde ancora Sara Arrigone –. Intanto è stato utile per poter mappare le esigenze e capire se già esistono delle opportunità digitali che possano diventare delle soluzioni. Abbiamo capito chi sono i player e come, anche in sinergia perché no?, potremmo metterci al servizio di associazioni o imprese sociali. È emersa molto forte la necessità di formazione per l’utilizzo degli strumenti online, anche per la comunicazione interna, problema acuito dalla pandemia e dai vari lockdown. Si tratta, insomma, di acquisire competenze trasversali nel digital marketing, nel social media management, nel copyrighting, saperi che l’immaginario abbina un po’ meno a questo ambito e che invece ne ha un grande bisogno. Adesso, dopo la mappatura, entreremo in una fase decisamente più operativa».

Torino ha delle chance in questo senso? «Eccome – conclude convinta Sara Arrigone –. Su questo punto sono piuttosto ottimista. Lavorando molto con l’estero ci rendiamo conto di come le competenze dell’Italia e di Torino siano valide. Esistono profili di grande talento, con figure molto apprezzate in ambito internazionale. Torino sta facendo molto per l’innovazione digitale. E siamo molto meno dispersivi di Milano. Ci sono buone alchimie anche con gli atenei, in particolare con il Politecnico. E questo lavoro in corso con il Terzo settore sta migliorando anche noi nel nostro approccio globale. Sono convinta, grazie a Torino Social Impact e alla Fondazione Torino Wireless, che potremo creare delle esperienze di punta tra for profit e non profit».

Francesco Antonioli