Si sono conosciuti durante l’esperienza alla SEI, la School of Entrepreneurship & Innovation. Sono agli inizi e stanno lavorando a un’app per smartphone dedicata ai pazienti diabetici collegata con una webapp per gli specialisti che li hanno in cura. Nel team c’è anche l’ingegnere mentor del nucleo iniziale: multidisciplinari e appassionati del progetto, ecco come intendono raggiungere la certificazione clinica e convincere investitori italiani e internazionali.

Hello Dally. Sì, Dally: un nome simpatico, che ispira curiosità e fiducia. Ha una finalità che descrive bene il logo: D sta per diabete, Ally per alleata: una goccia e un cerchio a 360 gradi, per dire che non ti molla mai. Dally fa parte di Torino Social Impact e ha una storia interessante, un mix di passione, competenze e amicizia che esprimono al meglio l’idea ispiratrice della impact economy: l’intenzionalità, la misurazione, l’innovazione. Ingredienti sempre essenziali per portare una impresa a diventare un’eccellenza made in Italy di successo.

La raccontano in due. Davide Angelini, classe 1997, il ceo, che svolge le attività di project management; sta completando la laurea magistrale in Ingegneria Aerospaziale al Politecnico di Torino, in Dally fa da collante tra le due macroaree business e prodotto. Ed Emanuele Abbate, nato nel 1993, che è il CFO e CMO; ha studiato Economia con focus sugli aspetti finanziari e strategici d’impresa presso l’Università di Torino e, prima di Dally, ha lavorato in un corporate venture capital e altre startup.

«Il nucleo del team – raccontano – si è formato nell’estate 2019 all’interno del programma “Pioneer” della “School of Entrepreneurship & Innovation” (Sei) di Torino. È un corso annuale extra-universitario relativo al mondo dell’imprenditorialità e dell’innovazione, dedicato a studenti provenienti da realtà di merito come Alta Scuola Politecnica, Collegio Einaudi e Sei Plus.

Gli ultimi sei mesi del progetto prevedevano di mettere in campo le proprie competenze per lanciare un progetto di startup innovativa in campo high-tech. Abbiamo svolto un lavoro di landscaping per individuare problemi attuali sui quali proporre una soluzione tecnologica. Così è nata curiosità attorno al caso delle patologie croniche: gli approcci utilizzati nelle terapie sono ancora obsoleti, con rarissimi casi di ingegnerizzazione e innovazione. Condividendo idee e riflessioni con i mentors di “Pioneer”, l’attenzione si è focalizzata sul diabete, patologia che necessita di una terapia fortemente personalizzata ma che è gestita solo tramite standard di trattamento e linee guida generali.

Nasce così l’idea di semplificare e automatizzare il più possibile la gestione della malattia, migliorando le terapie tradizionali e colmando alcuni gap di informazioni tra gli attori coinvolti. Tutto ciò è raggiungibile grazie a una nuova tendenza della sanità dove soluzioni tecnologiche clinicamente validate si integrano con le terapie tradizionali assicurando un coinvolgimento maggiore dei pazienti e allo stesso tempo migliorano la qualità complessiva dell’assistenza sanitaria nel lungo periodo portando un beneficio per tutto il sistema».

Il primo tester
Nel team diventa una figura centrale Andrea Balestra, primo tester di Dally, soffrendo di diabete dall’età di 17 anni, ed è stata la scintilla da cui è nata l’idea dell’applicazione per il diabete. Torinese, classe 1991, supporta la startup come mentor, aiutando il team a 360° sia sul business che sul prodotto. Si è laureato in Ingegneria della Produzione industriale al Politecnico di Torino e ha conseguito un MBA al Collège des Ingénieurs. Attualmente lavora come Coo in Restorative Neurotechnologies srl (startup biomedicale Series A). In precedenza, ha lavorato in CNH Industrial.

Continuano Davide Angelini ed Emanuele Abbate: «Dally si posiziona nel macro-trend della sanità digitale e delle terapie del futuro con la vision di migliorare il benessere e la qualità della vita delle persone con il diabete. L’obiettivo? Aumentare l’aderenza terapeutica tramite l’ottimizzazione della terapia così da rendere il SSN maggiormente sostenibile e all’avanguardia per rispondere in modo tempestivo e rapido alle sfide attuali e future».

L’impatto sociale e il team
L’idea originale, dunque, nasce dalla difficoltà nella gestione dell’insulina di Andrea, diabetico di tipo 1. Si tratta di una patologia che necessita di una terapia fortemente personalizzata, ma che è gestita solo tramite standard di trattamento e linee guida generali. Questo ha un impatto sullo stato psicologico della persona, infatti è stato dimostrato s’ipotizza che il rischio di depressione sia del 11% nelle persone con diabete, rispetto al 4% della popolazione generale. Incalzano Abbate e Angelini: «La complessità della gestione del diabete comprende diverse aree di intervento: dall’assunzione farmacologica (insulina o ipoglicemizzanti), all’attenzione dell’alimentazione e alla pratica di attività fisica, fino alla gestione emotiva e psicologica. La mancata aderenza terapeutica porta a delle complicanze sia sul breve che sul lungo termine, con elevati costi per il Servizio Sanitario Nazionale stimati tra i 25 e i 30 miliardi di euro all’anno».

Sono questi i motivi per cui Dally vuole ottenere la certificazione di startup innovativa a vocazione sociale. Le competenze necessarie per lo sviluppo del prodotto e del business sono interne al team dei soci fondatori, provenienti da background eterogenei e interdisciplinari. Seguono la metodologia “AGILE” per mantenere velocità e flessibilità nelle attività svolte. Il team di Dally comprende 5 co-founder (4 di loro lavorano a tempo pieno al progetto).

Ci sono anche Simone Cutraro (classe 1991, è il cso, si occupa di gestire lo sviluppo prodotto per quello che concerne l’area clinica, con il proposito di accogliere e integrare ogni tipo di innovazione scientifica; ha studiato Medicina e Chirurgia presso l’Università di Torino, con una tesi di laurea magistrale sul diabete di tipo 1) e Paolo Grossi (classe 1997, gestisce lo sviluppo prodotto grazie alla formazione di tipo tecnico/informatico; ha un’esperienza di più di quattro anni come consulente IT).

L’evoluzione e l’investimento
In questo periodo il team di Dally è al lavoro per ottenere la marcatura CE con una serie di studi clinici che consentirà poi di far adottare dal Servizio Sanitario Nazionale questa piattaforma. Il primo è in fase di progettazione con “Città della Salute”, a Torino. Incubati al 2i3T dell’Università di Torino sono startup innovativa dalla scorsa estate. A regime il sistema si compone di un’applicazione per smartphone, destinata al paziente (diabetico), e di una webapp di supporto per lo specialista medico (diabetologo). Definito il processo per il diabete di tipo 1, sarà poi “in discesa” adattare la piattaforma al tipo 2, andando così a trattare entrambe le tipologie di diabete mellito, uno dei maggiori problemi sanitari dei paesi economicamente evoluti la cui prevalenza è in continuo aumento, tale da indurre gli esperti a parlare di epidemia mondiale del diabete.

Aggiungono Davide Angelini ed Emanuele Abbate: «Il numero di persone affette da diabete nel 2021 era di 537 milioni, e le proiezioni per il 2030 e il 2045 si assestano rispettivamente su 643 milioni e 783 milioni; se si considerano le differenti regioni, secondo l’International Diabetes Federation, gli aumenti stimati vanno dal 13% dell’Europa al 134% in Africa. Il diabete, in tutte le sue forme, è molto diffuso in quasi tutti i paesi del mondo, in particolare in quelli altamente industrializzati come l’Italia, ove costituisce una delle più rilevanti e costose malattie sociali della nostra epoca, soprattutto per il suo carattere di malattia cronica e la tendenza a determinare complicazioni nel lungo termine».

Come intendete finanziarvi in questa fase? «A fronte delle considerazioni e delle ipotesi effettuate – concludono Davide ed Emanuele – riteniamo che il fabbisogno finanziario per il round pre seed ammonti a circa 300mila euro per coprire le molteplici voci di costo e di investimento previsto nel primo anno di attività; stiamo affrontando questo round di finanziamento con la ricerca di fondi tramite i FFF (Friends, Family and Fools) e presentando la startup a business angels e investitori con l’obiettivo di crescere e ottenere traction per l’investimento successivo».

Francesco Antonioli