Si sono conosciuti durante l’esperienza alla SEI, la School of Entrepreneurship & Innovation. Sono agli inizi e stanno lavorando a un’app per smartphone dedicata ai pazienti diabetici collegata con una webapp per gli specialisti che li hanno in cura. Nel team c’è anche l’ingegnere mentor del nucleo iniziale: multidisciplinari e appassionati del progetto, ecco come intendono raggiungere la certificazione clinica e convincere investitori italiani e internazionali.
La raccontano in due. Davide Angelini, classe 1997, il ceo, che svolge le attività di project management; sta completando la laurea magistrale in Ingegneria Aerospaziale al Politecnico di Torino, in Dally fa da collante tra le due macroaree business e prodotto. Ed Emanuele Abbate, nato nel 1993, che è il CFO e CMO; ha studiato Economia con focus sugli aspetti finanziari e strategici d’impresa presso l’Università di Torino e, prima di Dally, ha lavorato in un corporate venture capital e altre startup.
Gli ultimi sei mesi del progetto prevedevano di mettere in campo le proprie competenze per lanciare un progetto di startup innovativa in campo high-tech. Abbiamo svolto un lavoro di landscaping per individuare problemi attuali sui quali proporre una soluzione tecnologica. Così è nata curiosità attorno al caso delle patologie croniche: gli approcci utilizzati nelle terapie sono ancora obsoleti, con rarissimi casi di ingegnerizzazione e innovazione. Condividendo idee e riflessioni con i mentors di “Pioneer”, l’attenzione si è focalizzata sul diabete, patologia che necessita di una terapia fortemente personalizzata ma che è gestita solo tramite standard di trattamento e linee guida generali.
Nasce così l’idea di semplificare e automatizzare il più possibile la gestione della malattia, migliorando le terapie tradizionali e colmando alcuni gap di informazioni tra gli attori coinvolti. Tutto ciò è raggiungibile grazie a una nuova tendenza della sanità dove soluzioni tecnologiche clinicamente validate si integrano con le terapie tradizionali assicurando un coinvolgimento maggiore dei pazienti e allo stesso tempo migliorano la qualità complessiva dell’assistenza sanitaria nel lungo periodo portando un beneficio per tutto il sistema».
Il primo tester
Continuano Davide Angelini ed Emanuele Abbate: «Dally si posiziona nel macro-trend della sanità digitale e delle terapie del futuro con la vision di migliorare il benessere e la qualità della vita delle persone con il diabete. L’obiettivo? Aumentare l’aderenza terapeutica tramite l’ottimizzazione della terapia così da rendere il SSN maggiormente sostenibile e all’avanguardia per rispondere in modo tempestivo e rapido alle sfide attuali e future».
L’impatto sociale e il team
L’idea originale, dunque, nasce dalla difficoltà nella gestione dell’insulina di Andrea, diabetico di tipo 1. Si tratta di una patologia che necessita di una terapia fortemente personalizzata, ma che è gestita solo tramite standard di trattamento e linee guida generali. Questo ha un impatto sullo stato psicologico della persona, infatti è stato dimostrato s’ipotizza che il rischio di depressione sia del 11% nelle persone con diabete, rispetto al 4% della popolazione generale. Incalzano Abbate e Angelini: «La complessità della gestione del diabete comprende diverse aree di intervento: dall’assunzione farmacologica (insulina o ipoglicemizzanti), all’attenzione dell’alimentazione e alla pratica di attività fisica, fino alla gestione emotiva e psicologica. La mancata aderenza terapeutica porta a delle complicanze sia sul breve che sul lungo termine, con elevati costi per il Servizio Sanitario Nazionale stimati tra i 25 e i 30 miliardi di euro all’anno».
Ci sono anche Simone Cutraro (classe 1991, è il cso, si occupa di gestire lo sviluppo prodotto per quello che concerne l’area clinica, con il proposito di accogliere e integrare ogni tipo di innovazione scientifica; ha studiato Medicina e Chirurgia presso l’Università di Torino, con una tesi di laurea magistrale sul diabete di tipo 1) e Paolo Grossi (classe 1997, gestisce lo sviluppo prodotto grazie alla formazione di tipo tecnico/informatico; ha un’esperienza di più di quattro anni come consulente IT).
L’evoluzione e l’investimento
In questo periodo il team di Dally è al lavoro per ottenere la marcatura CE con una serie di studi clinici che consentirà poi di far adottare dal Servizio Sanitario Nazionale questa piattaforma. Il primo è in fase di progettazione con “Città della Salute”, a Torino. Incubati al 2i3T dell’Università di Torino sono startup innovativa dalla scorsa estate. A regime il sistema si compone di un’applicazione per smartphone, destinata al paziente (diabetico), e di una webapp di supporto per lo specialista medico (diabetologo). Definito il processo per il diabete di tipo 1, sarà poi “in discesa” adattare la piattaforma al tipo 2, andando così a trattare entrambe le tipologie di diabete mellito, uno dei maggiori problemi sanitari dei paesi economicamente evoluti la cui prevalenza è in continuo aumento, tale da indurre gli esperti a parlare di epidemia mondiale del diabete.
Come intendete finanziarvi in questa fase? «A fronte delle considerazioni e delle ipotesi effettuate – concludono Davide ed Emanuele – riteniamo che il fabbisogno finanziario per il round pre seed ammonti a circa 300mila euro per coprire le molteplici voci di costo e di investimento previsto nel primo anno di attività; stiamo affrontando questo round di finanziamento con la ricerca di fondi tramite i FFF (Friends, Family and Fools) e presentando la startup a business angels e investitori con l’obiettivo di crescere e ottenere traction per l’investimento successivo».
Francesco Antonioli