Domenica 23 febbraio, presso la Sala Colonne di Palazzo Civico, sono stati presentati da Hackability insieme ai partner Toyota Italia e Arriva Italia risultati di Hackability4Mobility.

Hackability4Mobility è un workshop nazionale di co-progettazione, durato più di un mese, nato dalla collaborazione tra Toyota Italia, Arriva Sadem, e Hackability, la non-profit fondata a Torino nel 2016, per far incontrare le competenze di designer, maker, artigiani digitali, con i bisogni (e l’inventiva) delle persone con disabilità.

L’obiettivo di Hackability4Mobility, che ha ricevuto il patrocinio del Comune di Torino, è trovare soluzioni semplici e replicabili che, partendo dall’esperienza delle persone con disabilità rendano più accessibili la mobilità di quanti, oltre un milione solo in Italia, devono convivere una disabilità motoria, rispondendo alle loro esigenze e favorendone così l’autonomia, l’inclusione, la partecipazione.

Hackability4Mobility ha preso avvio a Torino il 18 e 19 gennaio e ha coinvolto più di 70 persone tra designer, maker, ingegneri, semplici appassionati, che insieme a persone con disabilità, organizzati in team hanno individuato soluzioni su cui lavorare circa un mese.

Un metodo largamente apprezzato dalla Ministra all’Innovazione Paola Pisano che commentando i risultati ha riferito: «Sono felicissima di vedere questi risultati, la tecnologia ci permette di trovare delle soluzioni personalizzate rispetto a quelli che sono i nostri problemi, questo lo dobbiamo sfruttare per fornire soluzioni precise a chi ha bisogni speciali».  Il Comune di Torino si è invece impegnato tramite l’Assessora ai Trasporti, Maria Lapietra, a provare a dare seguito ad alcune delle progettualità proposte, mentre pieno supporto per tentare di superare alcuni dei vincoli legislativi che impediscono di adottare soluzioni innovative ha invece promesso il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti Giancarlo Cancelleri.

Cinque i team che hanno presentato gli 8 prototipi, nati da altrettanti problemi concreti, da altrettante persone con disabilità:

_MICRO PATCH
Torino, come molte città, presenta disconnessioni nella pavimentazione, dei percorsi pedonali in particolare, che, nonostante l’entità moderata, tra 1 e 5 cm di dislivello, costituiscono un ostacolo alla mobilità in autonomia, sia per chi si muove in carrozzina sia per passeggini e biciclette. Le disconnessioni si presentano più o meno regolari a seconda che siano piccoli gradini o fratture della pavimentazione. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, l’irregolarità e la variabilità degli scenari rende complesso e costoso ottenere soluzioni applicabili in larga scala attraverso metodi tradizionali come dispositivi commerciali (di forma è dimensioni standard) o soluzioni definitive in muratura (costose, difficilmente reversibili e dipendenti dall’abilità degli operatori).
La soluzione sviluppata attorno una metodologia strettamente legata ai più recenti paradigmi di manifattura digitale, economia circolare e di incisività è la realizzazione di un metodo universale di progettazione e realizzazione di “Patch” su misura per ogni singolo caso che possano uniformare la superficie del suolo nei punti più critici. La comunità di utenti e maker contribuisce attivamente nei diversi task previsti dal sistema di Micro-Patching: partendo dall’identificazione dei punti di interesse, valutandone l’idoneità in accordo ad alcune linee guida, e realizzando, attraverso poche decine di foto, una precisa ricostruzione 3D della disconnessione. In seguito, un modello 3D, strutturato per adattarsi facilmente ai diversi scenari possibili, viene combinato al modello 3D del suolo ottenendo così un match perfetto con l’ambiente. La realizzazione per mezzo di metodi di produzione additiva, o stampa 3D, garantisce che anche le forme più complesse vengano ben riprodotte nella Patch.
Il prototipo è stato realizzato da Giuseppe Terruso, Alejandra Aguilar Sotelo, Beppe Venturo, Maurizio Contu, Riccardo Torrazza e Andra Gellato.

_MOBI.LIS
Un progetto nato da Elisabetta, una ragazza sorda che ha evidenziato l’impossibilità di ricevere molte comunicazioni fatte in stazione e di usare gli interfoni. In caso di blocco di un ascensore o di una carrozza, infatti, un sordo non sempre può parlare all’interfono e, oltre a non sentire cosa gli viene detto, non può avere una conferma della ricezione della sua chiamata.
Il prototipo è stato pensato per l’ambiente metropolitano e la soluzione proposta è stata una web app accessibile tramite QR-code: questo può infatti rimandare ad un indirizzo web e, oltre ad essere facilmente implementabile e personalizzabile, può essere facilmente diffuso in ogni ambiente. Stampando il QR-code in 3D, si diminuisce il rischio di contraffazione, inoltre la struttura costruita in 3 dimensioni è resistente a graffi ed altri tentativi di vandalizzazione. La web app ha al suo interno la possibilità di accedere ad una chat ed alcuni video contenenti le traduzioni in Lingua Italiana dei Segni delle comunicazioni solitamente ripetute in stazione e sulle carrozze. È stato cosi creato un mockup che può essere facilmente implementato da qualunque azienda voglia rendere più accessibili i servizi d’assistenza, che ora sono principalmente telefonici.
Il prototipo è stato realizzato da Elisabetta Mascherucci, Lorenzo Galleani d’Agliano, Flavio Montagner, Marco Bocca, Marco Conforto,  Francesco Convertini.

_TUCA-NEN
L’obiettivo del gruppo di lavoro è stato quello di risolvere il primo momento di difficoltà di Francesco che si muove con una carrozzina meccanizzata: il freddo alle mani.  Avere le mani libere e calde per potersi spostare in autonomia e utilizzare il joystick e senza impedimenti tattili: questa necessità è a monte di tutte le attività di spostamento che coinvolgono Francesco.
Gli strumenti comunemente in commercio non soddisfano le esigenze, per questo motivo è stata creata una moffola intorno al suo joystick, che rispondesse ad alcuni requisiti: scaldare la mano e proteggerla da vento e pioggia, che si possa indossare e rimuovere in autonomia, facile da fissare e rimuovere. È stata dunque ideata una copertura semirigida da fissare tramite banda elastica e velcro al joystick della carrozzina. Questa soluzione permette di adattare la moffola a diversi modelli e quindi di essere più versatile. È stata inoltre realizzata un carta modello ma in materiale plastico e stampabile in 3D per permettere a tutti di poter realizzare autonomamente la  propria moffola.
Il team Tucanen è composto da Marco Cassino, Giulia Ferrari, Francesco, Filippo, Alessandro Damin, Giuseppe Treccarichi.

_HACK’N RIDE
Il team è nato per consentire a Bernardo con una emiparesi distonica destra di poter autonomamente guidare un velocipede. L’idea iniziale di Bernardo era quella di realizzare un kit che gli consentisse l’utilizzo delle più comuni biciclette noleggiate con servizi di bike sharing.
Tuttavia dopo un intenso debriefing, il progetto si è concentrato sulla realizzazione di una bicicletta customizzata, sia assemblando pezzi reperibili sul mercato che rendessero azionabili, attraverso una sola maniglia, entrambi i freni e il cambio, sia realizzando in stampa 3D un freno di stazionamento e un pedale su misura.
Il team HACK’N RIDE è composto da Giuseppe Becci, Giuseppe Liuzzi, Bernardo Forcillo di Syskrack Lab Grassano da Domenico Cardinale di Open Lab Matera, da Federico Chiummento dell’Hacakbility Bike Team di Torino e da Alessandro Marcon di Hackability Cuneo.

Il gruppo più numeroso di Hackability4Mobility ha lavorato sull’automobile. Nei due giorni di kick-off il team si è concentrato sull’indagine dei bisogni espressi da Francesca e Cristian attorno a 4 temi principali: organizzazione dello spostamento, condivisione, comunicazione e sensibilizzazione e autonomia. I temi hanno portato alla luce più di 25 bisogni concreti che hanno generato 11 idee di soluzione. Tra queste, il team si è impegnato a esplorare e sviluppare 4 idee durante il mese di progettazione trasformando queste ultime nei seguenti hack:

_MY PARKSPOT
La prima app per condividere il parcheggio
Il tema affrontato è la poca disponibilità di parcheggi per disabili. L’app permette la creazione di una comunity permettendo ai privati di mettere a disposizione in sharing il proprio parcheggio quando non è utilizzato. Analizzando i dati dell’app in aggiunta la città avrebbe una cartina tornasole delle zone più nevralgiche dove la necessità di trovare un parcheggio è più contingente.

_GAUTE DA SUTA
Non più ansie nel dover trovare il parcheggio giusto
Un’automobile attrezzata con una rampa può ridarti l’autonomia che avevi perso a causa della carrozzina, ma ha un problema: serve tanto spazio! Infatti Francesca ha bisogno di almeno due metri liberi, dietro alla sua macchina, per poter scendere e salire liberamente. Fin qua sembra tutto facile, ma troppo spesso gli automobilisti, sempre di corsa ed a caccia dell’ultimo parcheggio, lasciano la macchina in ogni pertugio che riescono a trovare, andando anche talvolta a togliere a Francesca quei due metri tanto preziosi per lei. Ed è su questo che il gruppo ha lavorato: istruire il frettoloso parcheggiatore, i cui occhi brillano quando vede dello spazio dietro la macchina della nostra, su quanto spazio deve lasciare per non far andare Francesca (giustamente) su tutte le furie. Tecnicamente parlando, utilizziamo un sensore ad ultrasuoni per misurare la distanza tra la macchina di Francesca e l’eventuale macchina in fase di parcheggio, una scheda Arduino per elaborare i dati ed una striscia led (che dispone di 60 led e parecchi colori) per comunicare posteriormente. Lo scopo della comunicazione posteriore non segue solo la logica corretto/errato, ma vuole anche comunicare come, al variare della posizione dell’automobile posteriore, varia anche la ricompensa visiva: più mi avvicino e più led rossi si accenderanno, viceversa allontanandomi, sino ad accendere i led verdi, che mi comunicano la correttezza della mia posizione. Il costo dell’intero sistema è di circa 40€ e riproducibile con elementari conoscenze elettroniche. Volendo pensare in maniera futuribile, il concept può essere facilmente incorporato da una casa automobilistica. > Guarda il video della soluzione

_ALA DI PIPISTRELLO
Mai più bagnati!
In caso di pioggia non c’è nulla che protegga la persona con disabilità e la sua carrozzina durante la salita e discesa dal sedile. Visto che l’operazione richiede l’uso di entrambe le mani, un normale ombrello è inutilizzabile in autonomia. Si è quindi deciso di potenziare un comune ombrello con piccole modifiche reversibili: su due estremità ci sono dei piedini calamitati, mentre dal lato opposto il tessuto è rinforzato. In questo modo lo si può fissare e rimuovere facilmente fra la portiera aperta ed il tetto dell’auto.

_FASTEN FURIUS
Allacciare veloce e senza problemi
Allacciare una cintura non è così semplice come potrebbe sembrare. La sfida del team è stata quella di agevolare l’allaccio della cintura per una persona in carrozzina che non ha la forza necessaria per stringere e tirare in contemporanea la cintura e che al momento viene compensata con l’utilizzo della bocca. Dopo uno studio fisico e un’analisi di usabilità, tenendo conto delle norme di sicurezza, si è optato per il blocco della cintura in posizione personalizzata tramite dei ganci. Questo permette di non azionare la molla e quindi nessuna resistenza per agganciare la cintura.

L’Autobility Team è formato da: Etra Rossi, Francesca Bollito, Andrea Foschiatti, Fabrizio Mesiano, Cristian Tarasco, Giovanni Artuso, Luca Giuliano e Andrea Gaiardo.