Partito il progetto di Torino Social Impact. Per dare concretezza e futuro all’impact economy

Non si vive di solo profitto: sono sempre di più le imprese orientate all’impatto sociale che, mentre fanno business, si attrezzano per contribuire in maniera positiva alla società. Allo stesso tempo, è sempre più alto l’interesse degli investitori per le realtà imprenditoriali in grado di coniugare sostenibilità economica e finanziaria alla capacità di rispondere a sfide sociali e ambientali. Per incrociare questi bisogni e rispondere alla crescita di centralità dell’impact economy, Torino Social Impact lancia la Borsa SocialeElisa Rosso, senior advisor e coordinatrice progetti per Torino Social Impact, racconta la genesi del progetto, i prossimi passi e i criteri a cui dovranno rispondere le imprese interessate a questo rivoluzionario modello di quotazione.

TORINO SOCIAL IMPACT: CREARE UN TERRENO FERTILE PER LO SVILUPPO DELL’IMPACT ECONOMYTorino Social Impact nasce circa tre anni fa. “Non si tratta di un’organizzazione ma di un’alleanza tra organizzazioni – racconta Elisa Rosso. “Aderiscono soggetti pubblici e privati, prevalentemente appartenenti all’area torinese, anche se non esclusivamente. Il nostro obiettivo è ambizioso: sostenere l’ecosistema torinese perché possa diventare il migliore al mondo per l’impact economy. Un luogo dove le imprese possano trovare le migliori condizioni di sviluppo e di crescita dei progetti imprenditoriali, dove il sistema pubblico riconosca il rilievo e il carattere innovativo della simbiosi tra sostenibilità economica e sociale e dove esista un contesto favorevole in ottica di ecosistema (finanziario, regolatore, imprenditoriale).”

Al momento sono oltre 130 i partner che hanno aderito a Torino Social Impact, tra amministrazioni pubbliche, enti del terzo settore, soggetti che operano nell’ambito dell’innovazione sociale, della ricerca, dell’innovazione, del trasferimento tecnologico. Ma anche fondazioni, filantropia, finanza, banche, imprese: un’alleanza territoriale estesa e diversificata nelle sue componenti, sia dal punto di vista dimensionale, sia dalla tipologia dei soggetti aderenti.

DALLA CRESCITA DELLA “FINANZA A IMPATTO” NASCE L’IDEA DI UNA BORSA SOCIALE

È da questo humus che nasce l’idea di una Borsa Sociale, progetto che risponde in maniera puntuale allo sviluppo della “finanza a impatto”. “Stiamo parlando di un movimento che ha interessato il sistema finanziario, anche dal punto di vista degli investimenti, in modo costante, esteso e continuativo, sempre in crescita negli ultimi anni” – precisa Rosso. “Anche per questo motivo Torino Social Impact ha sviluppato il suo progetto di Borsa Sociale. Gli investitori cercano realtà che siano accountable dal punto di vista della rendicontazione sociale e del raggiungimento degli obiettivi sociali ma non esiste ancora un vero e proprio listino, una modalità che possa essere qualificata nella logica della Borsa.”

Almeno fino a questo momento. Ci sono state negli scorsi anni alcune sperimentazioni a livello internazionale: esistono la Bolsa Social in Spagna, l’Impact Investment Network in Gran Bretagna e l’Impact Investment Exchange a Singapore. Più altre esperienze in Canada, Brasile, Lussemburgo. “Una parte del lavoro che è stato svolto dal gruppo che ha redatto lo studio di fattibilità sulla Borsa Sociale è stato dedicato all’approfondimento dei modelli internazionali. Sono esperienze che sono partite negli ultimi anni: si tratta di operazioni in evoluzione, non c’è ancora una istituzione nel campo, perché è un mercato che sta si ancora sviluppando.

BORSA SOCIALE: LE MILESTONES DEL PROGETTO

Immaginare una Borsa Sociale per incrociare domanda e offerta dell’impact economy è un conto: darle concretezza un altro. L’iniziativa di Torino Social Impact si è sviluppata nel corso degli ultimi mesi. “Inizialmente, è stato istituito un gruppo di lavoro che ha coinvolto istituzioni con esperienze professionali e di ricerca nel campo, guidato da Giorgio Fiorentini (Università Bocconi) e da Mario Calderini (Politecnico di Milano, direttore del centro di ricerca Tiresia), che è anche portavoce di Torino Social Impact. Hanno partecipato Camera di Commercio di Torino, Borsa Italiana, il dipartimento di management dell’Università di Torino, il Politecnico di Milano con Tiresia, Università Bocconi la società Avanzi, fondazioni filantropiche e private, come Fondazione CRT, Compagnia di San Paolo, Fondazione Cottino, Fondazione Denegri.”

Il gruppo di lavoro ha lavorato per circa sei mesi per dare vita a uno studio di fattibilità che approfondisse il senso dell’operazione, individuando le esperienze internazionali, il dimensionamento dell’offerta e domanda di “capitali per impatto” in Italia e una possibile struttura del mercato. Presentate le ipotesi progettuali al Salone della CSR di settembre scorso, il passaggio successivo è stata la costituzione di un comitato promotore nel mese di aprile, presieduto da Guido Bolatto, segretario generale della Camera di Commercio di Torino.

“Il comitato promotore – racconta Rosso – si occupa di approfondire il funzionamento della Borsa, ma anche della sua promozione e della misurazione dell’impatto delle aziende che accederanno al mercato. Una dei suoi task sarà anche l’esercizio di quotazione: faremo un approfondimento puntuale per poter simulare il percorso per entrare nel mercato da parte delle aziende in termini di benefici. Ma anche di oneri, dal punto di vista organizzativo e gestionale.”

MISURABILITÀ, INTENZIONALITÀ, ADDIZIONALITÀ

Ma chi potrà accedere alla Borsa Sociale? “Non sarà un mercato vincolato in termine di forma giuridica, pur tenendo conto che alla quotazione potranno accedere solo le imprese di capitali. Il punto principale sarà la misurazione dell’impatto e l’evidenza degli obiettivi di impatto nel proprio statuto e nel modello di business. Naturalmente alcune realtà, come le imprese benefit, rispondono da sé a questo tipo di richiesta.” I criteri a cui le imprese dovranno rispondere saranno quindi quelli di misurabilità, intenzionalità e addizionalità: gli investimenti a impatto sociale dovranno cioè intervenire in aree sottocapitalizzate e avere obiettivi di impatto sociale dichiarati ex ante, che possano essere valutati e dimensionati. Che sia l’inizio di una nuova era dell’impact economy?

Micol Burighel